E' un po' diffusa l'idea che la gente possa scegliere le esperienze da vivere prima dell'incarnazione. Ma una reale scelta può esserci solo in presenza di libertà. Nel momento in cui ho una necessità, la scelta di soddisfarla, non è una scelta libera. Semmai sarebbe da chiarire come si è venuta a creare questa necessità e dove, accettando la concezione della reincarnazione, questa necessità viene "memorizzata". Perché ci viene detto che i corpi della percezione: fisico, astrale e mentale (corpo, emozioni, pensieri) non permangono fra un'incarnazione e l'altra. questa "necessità" non può essere un desiderio, essendo il desiderio una sostanza astrale, non può essere una deduzione, essendo il pensiero sostanza del piano mentale. Ciò che rimane, tolti i corpi più densi, è puro sentire di coscienza. Sentire di coscienza limitato, perché se non fosse limitato sarebbe sentire Assoluito, mentre dell'Assoluto è una frazione virtuale. Frazione che si distingue dalle altre frazioni per le limitazioni che ha. Come dire che se rompo un bicchiere, ciascun coccio è delimitato dal suo contorno, dal suo limite. Ebbene, questo sentire, che non è un "io", perché l'"io" nasce nella mente, si potrebbe dire che conserva in sé il suo karma. (I buddisti sostengono che è il karma a reincarnarsi) Il "contorno" della goccia dentro l'oceano, la forma che questa goccia ha, rappresenta la sua storia evolutiva e quale limitazione dovrà essere superata per prima. Forse la goccia di coscienza in qualche caso può scegliere in quale direzione fondersi con le gocce adiacenti. E lo fa mettendo in moto un karma. Karma che viene messo in modo solo durante l'incarnazione, e viene messo in moto dando credito alla sensazione di separatività imposta dalla mente: quell' "io non sono te" che è alla base dell'ego. Ogni qual volta la scelta di agire è basata sull'ego, un karma si mette in moto. Karma che avrà assolto la sua funzione fondendo insieme gocce adiacenti, per così dire, saldando insieme cocci del bicchiere che erano separati. Affinché questa fusione, questa comunione possa avvenire, nasce l'esigenza di sperimentare una situazione che faccia toccare con mano che quella separazione non c'è, può accadere perché il destino ci fa vivere nei panni di qualcuno che non avevamo compatito, per esempio, in ogni caso, prima di incarnarsi non c'è una reale scelta ma una necessità evolutiva. Sappiamo che ciò che si reincarna è il sentire di coscienza, che ad ogni nuova incarnazione riprende i corpi della percezione: fisico, astrale e mentale. Sappiamo anche che il karma che si manifesta in una vita può essere stato messo in moto nelle vite precedenti. Sappiamo inoltre che le esperienze karmiche porteranno ad un ampliamento della coscienza, ampliamento che avviene grazie al superamento di una limitazione, limitazione che comporta la comunione di diverse coscienze. Ma ricordo di aver letto che la comunione fra individui distinti avviene solo nella fase successiva a quella umana. Le limitazioni superate dunque durante la fase umana aumentano l'ampiezza della coscienza senza che vi sia fusione fra individui distinti. Lo stato della coscienza è in essere, quindi la coscienza sente ciò che è, ed è ciò che sente, in questo essere deve esserci anche il karma sospeso, perché non c'è altro posto dove possa essere. Il Karma potrebbe essere indissolubilmente legato alla prossima limitazione da superare, ed è quella la prossima perché è stato messa in moto il karma proprio su quella. Sappiamo che il karma si mette in modo attraverso l'intenzione, e, per esempio, ogni volta che un'intenzione prende spunto da una forma egoica del tipo "io non sono te", e nel momento in cui manca di compassione, il karma mostrerà che potremmo rivestire i panni di quella persona che credevamo separata. Questo mette in modo una futura esperienza che potrebbe trattarsi di "essere" quella persona, o "essere" quella situazione. Se il karma è "essere" qualcosa può quindi trovarsi nella coscienza stessa che, appunto, è in uno stato di essere.